LA FRAGILE COLOMBA DELLA PACE
Fino a qualche giorno fa si posava con molta grazia nel mio giardino una colomba bianca che proveniva da chissà quale firmamento. Ne andavo fiero!
Mi sorprendeva per la sua leggerezza, per l’incedere elegante col quale si muoveva. Si mostrava nel suo piumaggio candido con le lunghe piume della coda che la incorniciavano. Mi sembrava veramente il simbolo vivente della pace, del candore e della mansuetudine. L’aspettavo con una certa trepidazione. Mi fermavo spesso ad ammirarla. Pensavo che effettivamente poteva interpretare l’idea di pace, con il suo volo leggero, l’armonia e la grazia. Lo consideravo un buon segno, mi pareva di essere fortunato per questo. Si muoveva guardinga, si lasciava avvicinare, ma non troppo. Mi teneva ad una certa distanza. La pace dev’essere attenta, ci può sempre essere qualcuno in agguato. Il mio cane, infatti, la guardava in altro modo, come una preda da aggredire, come possibile pasto serale.
Poi non l’ho vista per due giorni. I gatti vanno a caccia da quelle parti, conservano un forte istinto felino, non sanno distinguere i simboli della pace da un buon banchetto di carne fresca per cena. Ho trovato i resti martoriati della colomba in una viuzza dietro il giardino, massacrata da un gatto randagio. Uno scempio: il bianco candido del suo piumaggio, tutto intriso dal rosso intenso del sangue ormai raggrumato e fetido. Il simbolo della pace, della docilità, della leggerezza devastato dalla violenza, dalla ferocia, dagli istinti aggressivi dell’animale. Mi ha colpito.
Il gatto ha seguito semplicemente il suo istinto primario, per assicurarsi un pasto e vivere ogni giorno, per perpetuare così la propria specie. Non ha simboli da salvaguardare, la pace lui non sa cosa sia. Deve lottare quotidianamente per sopravvivere e per questo si mangia anche le colombe bianche.
Ma l’uomo, animale ragionevole, sa cosa è la pace. Sa che è un traguardo difficile, un proposito ardito, per il quale però vale la pena di impegnarsi e spendersi. Eppure le immagini delle guerre ci vengono presentate quotidianamente, imperversano ogni giorno ui teleschermi delle nostre case. Sono convinto che l’animale uomo si porta dentro di sé la violenza, e la pace deve conquistarsela giorno dopo giorno con grande sforzo. Penso abbia ragione Sigmund Freud quando dice: “L’uomo non è una creatura mansueta; è vero invece che occorre attribuire al suo corredo pulsionale anche una buona dose di aggressività; …ed è da qui che nasce il comandamento ideale di amare il prossimo come se stessi che ha la sua effettiva giustificazione proprio nel fatto che nessun altra cosa va tanto contro la natura umana originaria.”
Fabio Giacomoni